figura 1
Nel corso di una intervista, Stefano Zorzanello ha paragonato la labilità del suono alla scia che una nave lascia sulla superficie del mare. Al contrario, il segno che un aratro
traccia sul terreno è fatto per restare e per essere letto ed interpretato da altri. E’ il confronto tra la cultura orale e la cultura scritta, che si presta al fraintendimento proprio quando ci troviamo in assenza dell’autore della scrittura.
Ho quindi applicato 2 microfoni a contatto per ascoltare una macchina da scrivere meccanica Olivetti di mio padre. Alla fine avevo alcuni elementi ma ognuno di essi raccontava la sua versione di ciò che era successo, contraddicendo gli altri.
figura 2
l’immagine del suono (sarei potuto partire anche da un altro elemento)
Poi la registrazione audio, che i microfoni hanno generato traducendo in suono le vibrazioni raccolte sulle superfici metalliche.
Ed infine:
figura 3
La partitura, quello che è rimasto sul foglio di carta.
In effetti non è affatto una partitura (dato che è stata generata dai suoni e non viceversa) ma sembra l’elemento che racconta in maniera più completa e distaccata ciò che è successo, in che modo è stata utilizzata e “suonata” la macchina per scrivere.
La durata di questa che è la stessa del file audio, 2’33”. Mi sono infine accorto che il carattere ritmico della scrittura e della sonata sono più evidenti in questa immagine che negli altri elementi. O almeno mi sembra.
Come considerazione finale mi piace pensare che questa “macchina” (la potremmo definire “elementare”) nel corso di questi 2’33” abbia sognato, sottratta ad obblighi istituzionali di strumento progettato, costruito, venduto e comprato unicamente per uno scopo.
Alla prossima.