Buongiorno, oggi 30 novembre è stato deciso che questo blog si estenderà a tematiche che interessano la
visione ed a tutte le zone grigie possibili ed immaginabili. Del resto il concetto di “spettro sonoro” suggerisce una continuità tra ascolto e visione, e con tantissime zone grigie!
Catania, corso Italia (2 delle 4 immagini di una fotografia Lomo)
Una macchinetta in plastica colorata con 4 piccoli obiettivi che costa meno di 30 euro è una grande opportunità per uscire fuori dalla cosiddetta Realtà e cercarne una versione parallela. Action sampler fu una fotocamera rivoluzionaria in grado di scattare 4 foto in sequenza su una foto di formato 35mm. Venne prodotta nel 1998 e subito lanciata al Photokina (la maggiore convention mondiale di fotografia). Ma andiamo indietro nel tempo:
Il generale sovietico Kornitzky ed un collega militare esaminano attentamente la Cosina CX-1 di produzione giapponese e ne intuiscono le potenzialità. Nel 1984 inizia la produzione di massa della Lomo LC-A che si diffonderà soprattutto in Polonia, Cecoslovacchia e Russia.
La favola prosegue con un’altra scena: una giovane coppia di viennesi in vacanza a Praga comprano una Lomo LC-A in un vecchio negozio di fotografia, scattano il primo rullino e restano piuttosto turbati quando vedono le foto sviluppate; l’interesse si diffonde rapidamente e nel 1992 viene fondata a Vienna la Lomography Society International e pubblicato anche il Lomography Manifesto. La fabbrica russa decide di interrompere le attività ma gli austriaci convincono i russi a continuare la produzione, a questo punto il marchio viene rilanciato ed entra in azione un negozio online, la possibilità di interagire con la community, progetti speciali, servizi e attività. Inoltre é nato il World Archive, che mostra una serie di lomo-foto provenienti da tutto il mondo.
nel 1997 si é tenuto a Madrid il primo Lomographic World Congress che ha visto la nascita di un LomoWall di 120 metri, piú di 35.000 fotografie analogiche!
A questo punto non è chiaro se la produzione sia sempre rimasta in Unione Sovietica o se tutto il catalogo Lomo (che oramai si è esteso a macchine più costose) sia prodotto su licenza in Austria…
L’unica maniera per capire cosa ci succede quando fotografiamo in questo modo è di uscire in strada con una
Lomo (la mia ha 4 piccoli obiettivi e si chiama Action sampler). Innanzitutto il mirino vecchio stile (in plastica, sulla macchina) ci suggerisce di inquadrare in maniera più approssimativa ed istintiva ciò che vogliamo fotografare.
Al momento dello scatto ecco un ronzio che rivela l’azione dei 4 obiettivi ed una serie di interrogativi profondi: nell’inquadratura c’era abbastanza movimento? Era troppo statica? Ho mosso troppo la macchina? Lo si saprà molto tempo dopo e ci rendiamo conto che siamo entrati in una modalità assolutamente improvvisatoria, considerando soprattutto i forti limiti tecnici della camera e l’impossibilità di progettare profondità di campo e tempo di esposizione (che credevamo fossero gli assunti fondamentali della Fotografia!). Quello che succede e succederà in seguito mi sembra molto più dell’esperienza vintage con la quale fu solleticata la nostra curiosità… Quando abbiamo in mano le 36 foto stampate capiamo velocemente che i soggetti più illuminati rendono meglio, che vedere 4 attimi di realtà spazio/temporale all’interno della stessa fotografia pone nuove regole di composizione della inquadratura, che l’effetto del movimento della camera e dei soggetti non è per niente facile da intuire… Insomma, come accadeva con il super8 più la tecnologia è elementare, più il codice interno della macchina inizia ad imporsi ed a parlarci sottovoce…
La cosa più curiosa consiste comunque nelle modifiche cognitive che iniziamo a subire… Tornando in strada ci accorgiamo che, in preda ad aspettative molto forti, ciò che ci interessa è diverso, che guardiamo in maniera differente, che tenderemo a fotografare soggetti che mai fotograferemmo con la nostra reflex o col cellulare, che di questi questi colori così differenti non sono sono interamente responsabili le ottiche ed il rullino (Lomo raccomanda ovviamente di usare rullini specifici da 400 asa, consigliati anche in esterno, o addirittura 800 asa, per gli interni) che la cosiddetta “bassa definizione” è un abisso . E’ successo qualcosa, insomma ma non sappiamo dove e quando. Forse siamo cambiati. Sicuramente vogliamo e desideriamo cacciare altre immagini, sicuramente vogliamo essere diversi e più liberi attraverso una tecnologia veramente aperta.
Lomographic Society International is located at Hollergasse 41, A 1150, Vienna, Austria. A huge space with a courtyard area to the rear with a red painted wall saying lomography; with as I recall 3 levels to the building making up the Vienna HQ. It appears to be like a tardis as it just seems to grow and grow level to level inside as you walk up the concrete stairs. One of the most interesting area’s within the building is the archives –in which box upon box of images sorted by colour is stored- I’d estimate that well over a million images must be housed there. Everywhere you go there are lomo walls and memories of all things lomo – the building as you would expect is a very quirky and truly unique feel to it. It actually smells of LCA! Each level opens up to an expansive larger room which has then been sectioned off into smaller work areas. All in all a center hive of activity with that buzz of energy zapping around. A really fun place to hang in and visit. Of course you can shots lomo’s images every 2 steps 😉
La cosa veramente sorprendente è la maniera in cui un’intuizione residuale sia stata velocemente trasformata in un trend che suggerisce quasi uno stile di vita. Come questo immaginario pop e colorato ben progettato e venduto, desiderato da migliaia e migliaia di utenti, finisca per essere digerito da una cultura/mercato dominante che definisce “vintage” idee e tendenze diverse per digerirle meglio…. La cosa migliore è divertirsi e non pensarci.